Il connubio fra l’evento agostano e la linea ferroviaria Avellino- Rocchetta è stato determinate per la riapertura della tratta. Qual è la sua opinione sulle prospettive legate al treno storico?
“Credo che la riapertura della tratta ferroviaria sia uno degli eventi Sponz che più ha creato emozioni profonde per i locali, emigrati e non. Anche per il pubblico dello Sponz proveniente da altri luoghi d’Italia, l’esperienza del treno è un modo originale per scoprire il territorio e coglierne aspetti estetici specifici a questo particolare mezzo di trasporto. Per il Festival è stato un altro spazio di ricreazione per inventarsi occasioni di arte esperienziale, come le letture di Ascanio Celestini l’anno scorso o la performance Passa-porti di Ilaria Demonti quest’anno. E’ un inizio che apre tante prospettive che tra l’altro cominciano a delinearsi concretamente. Ci sono tante volontà in campo e professionalità, dalla Fondazione FS Italiane all’associazione InLocoMotivi che lasciano ben sperare”.
L’utilizzo della stazione di Conza della Campania- adibita a saloon e scenografia del selvaggio west- ma anche le stazioni di Calitri e Lacedonia come palcoscenico di eventi, ha costruito la cifra turistica attribuibile a siti dismessi e abbandonati. Sponzarti intende farsi carico delle stazioni e aderire al bando?
“La potenzialità dei siti abbandonati sta nell’essere un grande mezzo per dispiegare l’immaginazione, funzionando da motore aggregativo perché servono proprio ad accendere un immaginario collettivo e non certo individualistico. Chiaramente sento anche io questo richiamo, che richiede però di interagire con altri sognatori. Non sono le idee che mancano, ma le persone. Approfitto quindi dello spazio mediatico di questo bellissimo giornale, a cui auguro ogni bene, per lanciare una bottiglia in mare e raccogliere diponibilità per re-immaginare insieme questi luoghi che da banditi vengono messi al bando, questa volta non per uscire bensì per tornare nella civiltà”.
https://www.nuovairpinia.it/2018/09/29/mariangela-capossela-ripartire-dai-rapporti-umani-lo-sponz-fest-un-tramite-tra-la-gente-2/
Il connubio fra l’evento agostano e la linea ferroviaria Avellino- Rocchetta è stato determinate per la riapertura della tratta. Qual è la sua opinione sulle prospettive legate al treno storico?
“Credo che la riapertura della tratta ferroviaria sia uno degli eventi Sponz che più ha creato emozioni profonde per i locali, emigrati e non. Anche per il pubblico dello Sponz proveniente da altri luoghi d’Italia, l’esperienza del treno è un modo originale per scoprire il territorio e coglierne aspetti estetici specifici a questo particolare mezzo di trasporto. Per il Festival è stato un altro spazio di ricreazione per inventarsi occasioni di arte esperienziale, come le letture di Ascanio Celestini l’anno scorso o la performance Passa-porti di Ilaria Demonti quest’anno. E’ un inizio che apre tante prospettive che tra l’altro cominciano a delinearsi concretamente. Ci sono tante volontà in campo e professionalità, dalla Fondazione FS Italiane all’associazione InLocoMotivi che lasciano ben sperare”.
L’utilizzo della stazione di Conza della Campania- adibita a saloon e scenografia del selvaggio west- ma anche le stazioni di Calitri e Lacedonia come palcoscenico di eventi, ha costruito la cifra turistica attribuibile a siti dismessi e abbandonati. Sponzarti intende farsi carico delle stazioni e aderire al bando?
“La potenzialità dei siti abbandonati sta nell’essere un grande mezzo per dispiegare l’immaginazione, funzionando da motore aggregativo perché servono proprio ad accendere un immaginario collettivo e non certo individualistico. Chiaramente sento anche io questo richiamo, che richiede però di interagire con altri sognatori. Non sono le idee che mancano, ma le persone. Approfitto quindi dello spazio mediatico di questo bellissimo giornale, a cui auguro ogni bene, per lanciare una bottiglia in mare e raccogliere diponibilità per re-immaginare insieme questi luoghi che da banditi vengono messi al bando, questa volta non per uscire bensì per tornare nella civiltà”.
ideata da mariangela Capossela
e curata insieme a tommaso
Evangelista, che
quest’anno avrà il titolo “selvaggio
io o selvaggio tu?”, la
nuova edizione di sponzarti si
è articolata attraverso quattro
appuntamenti/percorsi accomunati
da un approccio multidisciplinare
(scienze umane,
teatro, opere d’arte pubblica),
teso a riflettere sui concetti di
confronto, alterità, egemonia,
questione meridionale, rapporto
fra colonialismo e capitalismo.
attraverso questi
temi sponzarti ha incrociato
le attività della libera università
per ripetenti in una serie
di incontri con alcuni docenti
e artisti. ne è scaturito uno
spettacolo teatrale con le creazioni
artistiche selezionate dal
bando che hanno coinvolto i
richiedenti asilo e i migranti
di quattro centri sprar irpini.
anche quest’anno con
Una ferrovia preziosa
conduce allo sponarti
e alle altre suggestioni
il treno sempre
protagonista
con capossela
di luciuS iuliae dalla RedazioNe
l’arte di mariangela Capossela
sono stati protagonisti la ferrovia
e i treni. durante i
giorni del fest, è stata data ai
visitatori la possibilità di spostarsi
sui vagoni d’epoca della
tratta ferroviaria di interesse
storico avellino – rocchetta,
anche quest’anno attivata per
l’occasione. lo sponz fest
2018 si è chiuso il 26 agosto
nella straordinaria cornice
dell’abbazia del goleto a
sant’angelo dei lombardi con
il pianista e compositore stefano
nanni che ha diretto l’orchestra
degli allievi del
conservatorio di avellino nel
concerto requiem per animali
immaginari. un concerto
preceduto da una
performance musical-culinaria
di giovannangelo de gennaro
e nicola nesta. ma gli
ospiti di quest’anno sono stati
tanti e tutti di straordinario richiamo.
per Capossela e i suoi
co-autori, però, il “vero momento
clou dello sponz fest
2018 è stata la “notte selvaggia”
del 25 agosto, durante la
quale l’intero paese era percorso
da uomini-bestia.
© riproduzionE risErvata
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